3 dicembre 2008

You say goodbye and I say hello

Spero che un pensiero alberghi sempre nei miei addii.
Che gli addii sono pure menzogne. Che le persone entrano nei nostri cuori, ma non ne escono mai. Che un addio senza lagrime è un arrivederci. Che un addio sofferto, un principio di nostalgia. Che gli oceani che bagnano i nostri ricordi non sono così profondi da seppellire montagne d'amore. Che ogni volta che dico addio, già ne ho dimenticato il motivo. Che in qualunque oasi del mio cuore possa nascondere una persona che ho amato, il deserto che la separa dai miei rimpianti è un pugno di sabbia nell'incavo di una mano. Quella stessa mano che, forse, non potrà mai scomporsi in un gesto d'addio. Perché tra le dita ha ancora l'ombra di chi sta per lasciare.


Thought you had all the answers to rest your heart upon.

But something happens,

don't see it coming, now you can't stop yourself.

Now you're out there swimming...

In the deep.

In the deep

27 settembre 2008

21 settembre 2008

When will my friends start singing again?



A friend of mine grows his very own brambles
they twist all around him till he cant' move
beautiful, quivering, chivalrous shambles
what is my friend trying to prove?

He boosters a tall gentle boy to a terrible totem
And the kids gather round trying to see what's inside
I think when he's drinking he's drowning some riot.
What is my friend trying to hide?

Cause it's breaking my heart, breaking my heart.
And it's breaking my heart to pull at the reign.
Brother of mine don't run with those fuckers.
When will my friends start singing again?
When will my friends... start singing again?

oooo....
oooo.....
oooo....
oooo...

Sublime


In principio c'era l'Emicrania. Era una signora acuta, invadente, quasi SNERVANTE. Portava sempre i tacchi a spillo, anche a letto: diceva che il tic tic tic sulla ringhiera del letto le conciliava il sonno. Poverina, non si fermava un MOMENTO.
Poi venne l'Aspirina. Una signorotta frizzante, briosa, a tratti EFFERVESCENTE. Nonostante i colori appariscenti dei suoi tutini attillati, era una donna molto sciatta e SCADENTE. Ma dava ASSUEFAZIONE.
Neanche a dirlo le due si odiano a morte: quando litigano, si sente un baccano infernale e ti rimbomba tutto NEL CERVELLO. Se la prima viene a rovinarti la festa monopolizzando la tua attenzione, la seconda arriva poco più tardi e il suo fare soporifero TI STENDE DEL TUTTO.
In fundo c'era un gruppo di geni, un bimbo visto di rado, un urlo sommesso che divampa tra le cuffie dell'iPOD e un mucchietto di carte di Proust, a ricordarmi che il sublime "non sta in nessuna cosa della Natura, ma solo nell’animo nostro, in quanto noi possiamo riconoscerci superiori alla Natura".

28 agosto 2008

Jogging

I muscoli sono un pò acciaccati, in compenso guadagno una dose di endorfina a cui faccio sempre più fatica a rinunciare. Quelle nuvole che si accovacciano beate tutte intorno all'orizzonte e quelle chiome slanciate e frondose hanno sostituito la squallida parete bianca o il libro di turno o il solito pub, nella scenografia della mia vita. Sì forse sarò un inguaribile romantico (come dice quel minorato di Dawson), ma in questo borghesissimo jogging sto ritrovando il mio contatto col mondo, quello reale, fatto di sassi, buche, foglie, vento, cielo.
E la mia playlist è perfetta. Inizia con un capolavoro dei Morning Runner :)

26 agosto 2008

La cicuta sa di caffè

Hai presente quel fiore che ho colto alla spiaggia del pirata? E' appassito a pag. 283, mentre Oblomov trasloca in campagna e..bè, si toglie la vestaglia. Deflorato così, sul più bello. E io ho ancora le mani sporche di rosso, di quel rosso fiammante di cui sono fatti i sogni; in tasca, quel biglietto acquistato poco prima di partire, con appena 5 anni di ritardo. E' rimasto ancora lì, in lavatrice intendo. Che fine meschina anche lui. Ci pensi? Ci sono dei momenti in cui ti fai cogliere di sorpresa dal destino….sì, ogni tanto noi ci sediamo su una bella panca di legno, nelle nostre piccole prigioni mentali, e ordiniamo la nostra cicuta, con naturalezza, mentre il prete sciorina i suoi versetti in latino. E il prete ha la stessa faccia sputata del tuo fornaio, i versetti in latino, casualità, sono quelli che hai tradotto alla maturità….e la cicuta, la cicuta sa di caffè. Sai che ti dico? Preoccupati quando i tuoi incubi cominciano a diventare troppo realistici: c’è il rischio che ci finisci dentro per davvero. Quando ti svegli, butta giù 2 righe: è materiale prezioso. Chissà, potrebbe essere il copione del tuo prossimo ferragosto. Ma alla fine non angosciarti troppo: vedrai che la realtà è molto più squallida di quanto potevi anche solo immaginare. Riuscirai a dominarla con stile, quasi con stizza. Il punto è che quasi sempre ci svegliamo troppo presto per prevedere le conseguenze, o forse la qualità dei nostri sogni non arriva a cogliere quel triste meccanismo di causa-effetto che al disastro fa seguire la noia. Così, ti ritrovi con la camicia sporca di fango e, in mano, due asticelle di metallo che devi incastrare, ma ti manca il bullone. Cosa potrebbe succedere di peggio? ERRORE: mai porsi questa domanda. Quanto a torture psicologiche la realtà è molto più fantasiosa dei tuoi incubi. Ma è solo un trucco: se ci pensi bene, troverai una soluzione razionale. Ecco, mi dirai, allora rilassati. Invece no. A volte preferirei il panico. Quando sei impanicato, tutto è nuovo, anche quelle poche cose che credevi di sapere. Sei tu e l’ignoto, le cose ti sfuggono di mano e hai paura di non uscirne più. Ma quando alla fine ne vieni fuori, qualcosa nella tua vita è cambiato. Un po’ di te è rimasto nell’ignoto, ma tu, tu ora puoi guardare nel nulla, senza perderti. Commettiamo sempre l’errore nella nostra vita di fermarci a un passo dall’abisso. Ci accontentiamo di sbirciare dall’alto, “evitiamo le buche più dure”, e viziamo il nostro cuore con le passioni più leggere.
E se invece morissi dalla voglia di saltare?
Io non temo il“dopo” che non conosco, ma il “dopo” che conosco sì, quello mi terrorizza. Non sai quanto vorrei non sapere cosa mi aspetta dopo…. ma, purtroppo, ho già le idee chiare. E’ il protocollo.

27 giugno 2008

Ospizio marino

Oggi sono andato a studiare in un ospizio marino per malati di tubercolosi. O almeno questa era la sua funzione fino a un'ottantina di anni fa circa. Resta il fatto che questo posticino stile coloniale sul lungomare di Ostia continua ad affascinarmi ogni volta, con quelle finestre dalla quadrettatura un pò british, le persiane verdi e le tende pesanti di velluto rosso, la scala imperiale con le fotografie di Pasolini, Pound e Sepulveda, il ventilatore sahariano dalle pali giganti, la cineteca fornitissima (e perché no wi-fi 7mega a gogò). E il motivo per cui questa biblioteca si merita questo post normale e perché oggi pomeriggio mi sono sentito vagamente così: normale.

26 giugno 2008

Vetrate d'afa

C'è un certo scetticismo nell'aria. Poverino, pensa che caldo. Eppure i conti tornano, e anche i marchesi, i principi, le duchesse e le paggette delle duchesse. Cacchio ci sono proprio tutti. Bè tu no ovviamente. Ti vedo già con la tua maglietta a righe e la paletta di plastica a costruire castelli di sabbia, e il rastrello buttato un pò più in là. A nessuno frega mai nulla del povero rastrello, noi facciamo buche mica pettiniamo bambole. Una vita ossessionata da buche. E dalla Polvere. Ricordi ancora la Polvere? Secondo me è gialla..lo sai che è gialla? Che fai ridi? Ieri ho preso una decisione davvero drammatica, nel senso che l'ho presa davanti a un film davvero drammatico. Mi compro un pianoforte. Rosso-candela di Natale. Non posso continuare a cantare Nature Boy senza sdraiarmi su un pianoforte rosso stropicciandomi il farfallino dello smoking. Lo chiamerò 42, perché 42 minuti durano le mie giornate da qualche tempo. Abbastanza per impazzire e poi isolare la mia pazzia, per mangiare fragole e farmi diventare la bocca rossa. Me lo dicevano da piccolo che mangiando le fragole si diventava pazzi, "pazzi d'amore". Si vede che ero troppo distratto e già alla seconda zeta ero abbondantemente al quarto kilo. Sono un divoratore di cose rosse. Tranne la tua maglietta, quella potrebbe affogare benissimo nel verdastro mare di Ostia. La lancerò personalmente dalla rotonda quando mi capita, la prossima volta. La prossima volta..quando il Sant'Antonio batte il Sacramento.

12 giugno 2008

Legami



C'eri tu in quel gomitolo di strade. Annodavi code di stelle filanti in mezzo a una folla di marmocchi. Io ero lì che mi annoiavo disegnando anelli sulla sabbia, il tuo libro ancora aperto sulle ginocchia. Poi ho sentito il tuo sguardo squarciare quelle mille cortine di fumo e albeggiare sulle placide distese dei miei pensieri. Avevi quel vestito turchese e i capelli raccolti a spirale, da una matita. E tu, implacabile, spargevi luce intorno a me, e coccolavi col tuo sorriso le mie malinconie. "Sofia!".

E quant'era soffice quel suono di passi sull'asfalto. Quel fluire di capelli sul tuo viso.

E quel bacio

23 aprile 2008

Con un elastico austero

Lì è pura anarchia.

Linee tratteggiate su fogli a quadretti

si allacciano,

si perdono.

Laggiù un puledro affronta le fiamme bendato.

E un uomo seduto ascolta turbato

le sinfonie irregolari di un coro di ambizioni.

Ho bisogno di meditare su oracoli nuovi.

Ho bisogno di vigilare su questo mucchio sparpagliato di carte.

Ho bisogno anche di te che tieni la mia testa stretta tra le mani.



E nel caos di questi giorni, trovare la forza di legare questi fasci di idee

con un elastico austero.

22 aprile 2008

Trivii

Arrivato a un trivio, l’uomo si ferma. Guarda a lungo alle sue spalle, quella strada fatta di curve leggere, pendii addomesticati dall’asfalto, segnaletica corrosa dalla pioggia, contorni fumosi e punteggiati di erbacce. Sorride. Che scemo, poteva essere così tutta la vita.
Poi guarda a lungo davanti a sé. Una statua di Ecate tiranneggia sull’incrocio illuminando tre cartelli di marmo con una torcia di ferro battuto. I cartelli sono bianchi. Lui si guarda attorno inquieto: non vuole incrociare gli sguardi con la statua, si sente come un esaminando davanti alla Minerva della Sapienza. O come Atreiu sotto le sfingi d’oro della Porta del Grande Enigma.
Su un terreno brullo si snodano a raggiera tre ameni sentieri, distanti, affini, plurali. Tutti indistintamente in salita. Sfarzoso. Onirico. Borghese. Gioia. Beatitudine. Serenità. Il suo occhio cade su un pavimento di foglie incastonato di pigne. E osservando attentamente nota un piccolo percorso appena tratteggiato, che si srotolava trasversalmente ai tre sentieri maestri, incrociandoli e legandoli come la stoffa nera tra le stecche dei ventagli. Era triste, percorso da ombre, perseguitato dal fango. Era lungo, poliedrico, eclettico, dialettico. Era assolutamente e apparentemente la scelta più anonima e più idiota.
Ma i tre sentieri principali erano talmente diversi e le loro mete talmente lontane e avvolte dalla nebbia, che l’uomo la preferisce a tutte le altre.
Si gira, non è sicuro. Ecate lo fissava impassibile. Solo allora si accorge che la luce passava dalla torcia strisciando dall’uno all’altro fino all’ultimo cartello per poi tornare, e cominciare, e tornare ancora, tessendo una maglia di luce come una fila di perle in un prezioso collier. Si rende conto che la luce accecante rendeva illeggibili le lettere sui cartelli che all’inizio gli sembravano bianchi. Spinto dalla curiosità, decide di avvicinarsi e chiarire il mistero prima di proseguire. Aveva come l’impressione che le lettere tornassero leggibili in quei pochi istanti in cui la torcia abbandonava un cartello per illuminare un altro. Ma pur tentando più volte, non ci riesce.

Sulla torcia però trova una scritta.

ΔΡΑΜΑ

18 aprile 2008

Il loro male circondando d'amore

Gli dèi infatti tengon nascosto agli uomini il sostentamento,
ché facilmente, allora, potresti lavorare un solo giorno
e per un anno ne avresti, anche restando nell'ozio,
presto il timone lo potresti appendere sul fumo
e sarebbe finito il lavoro dei buoi e dei muli pazienti;
ma Zeus lo nascose adirato dentro il suo cuore.
Perché Prometeo dagli astuti pensieri lo aveva ingannato,
per questo meditò agli uomini tristi sciagure:
nascose il fuoco; ma ancora di Iapeto il figlio valente
lo rubò per gli uomini a Zeus dai saggi consigli
di nascosto a Zeus fulminatore, in una ferula cava.
A lui Zeus che aduna le nuvole disse adirato:
«O figlio di Iapeto, tu che fra tutti nutri i pensieri più accorti,
tu godi del fuoco rubato e di avermi ingannato,
ma a te un gran male verrà, e anche agli uomini futuri:
io a loro, in cambio del fuoco, darò un male, e di quello tutti
nel cuore si compiaceranno, il loro male circondando d'amore
».
Così disse e rise il padre di uomini e dèi:
a Efesto illustre ordinò poi che, veloce,
intridesse terra con acqua, vi ponesse dentro voce umana
e vigore e, somigliante alle dee immortali nell'aspetto, formasse
bella e amabile figura di vergine; poi ad Atena
che le insegnasse i lavori: a tesser la tela dai molti ornamenti,
e che grazia intorno alla fronte le effondesse l'aurea Afrodite
e desiderio tremendo e le cure che rompon le membra;
che le ispirasse un sentire impudente e un'indole scaltra
ordinò ad Ermete, il messaggero Argifonte.
Così disse, e quelli obbedirono a Zeus Cronide signore;
allora di terra formò l'illustre Zoppo
un'immagine simile a vergine casta, secondo la volontà del Cronide;
la cinse e l'adornò la dea glaucopide Atena,
attorno le dee Grazie e Persuasione signora
le posero auree collane, attorno a lei
le Ore dalle belle chiome intrecciaron collane di fiori di primavera;
ed ogni ornamento al suo corpo adattò Pallade Atena.
Dentro al suo petto infine il messaggero Argifonte
menzogne e discorsi ingannevoli e scaltri costumi
pose, come voleva Zeus che tuona profondo, e dentro la voce
le pose l'araldo di dèi e chiamò questa donna
Pandora, perché tutti gli abitatori delle case d'Olimpo
la diedero come dono, pena per gli uomini che mangiano pane.
Poi, dopo che l'inganno difficile e senza scampo ebbe compiuto,
ad Epimeteo il padre mandò l'illustre Argifonte,
araldo veloce, a portare il dono degli dèi; ed Epimeteo
non volle porre mente, come a lui Prometeo diceva,
a non accogliere mai dono da Zeus Olimp io, ma rimandarlo
indietro, che qualche male non dovesse venire ai mortali:
però solo dopo che l'ebbe accolto, quando subì la disgrazia, capì.
Prima infatti sopra la terra la stirpe degli uomini viveva
lontano e al riparo dal male, e lontano dall'aspra fatica,
da malattie dolorose che agli uomini portan la morte
- veloci infatti invecchiano i mortali nel male -.
Ma la donna, levando con la sua mano dall'orcio il grande coperchio,
li disperse, e agli uomini procurò i mali che causano pianto
.
Solo Speranza, come in una casa indistruttibile,
dentro all'orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori
volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell'orcio
per volere di Zeus egioco che aduna le nubi.
E infinite tristezze vagano fra gli uomini
e piena è la terra di mali, pieno n'è il mare;
i morbi fra gli uomini, alcuni di giorno, altri di notte
da soli si aggirano, ai mortali mali portando,
in silenzio, perché della voce li privò il saggio Zeus.
Così non è possibile ingannare la mente di Zeus.

Esiodo, Le Opere e i Giorni, vv 63-147

27 febbraio 2008

Tonight we drink to youth



Tonight we drink to youth
And holding fast the truth
Don't want to lose what I had as a boy
My heart still has a beat
But love is now a feat
As common as a cold day in L.A.

Sometimes when I'm alone I wonder
Is there a spell that I am under
Keeping me from seeing the real thing

Love hurts
But sometimes it's a good hurt
And it feels like I'm alive
Love sings
When it transcends the bad things
Have a heart and try me
'cause without love I won't survive

I'm fettered and abused
Stand naked and accused
Should I surface, this one-man submarine?
I only want the truth!
So tonight we drink to youth!
I'll never lose what I had as a boy

Sometimes when I'm alone I wonder
Is there a spell that I am under
Keeping me from seeing the real thing?

Love hurts
But sometimes it's a good hurt
And it feels like I'm alive
Love sings
When it transcends the bad things
Have a heart and try me
'cause without love I won't survive

Without love I won't survive

Love hurts
But sometimes it's a good hurt
And it feels like I'm alive

Love sings
When it transcends the bad things
Have a heart and try me
'cause without love I won't survive

Love hurts, ohhh-oh ohh
Love hurts
Without love I won't survive
Love hurts la-la-la-la-la-la oh
Love hurts
Without love I won't survive

20 febbraio 2008

I love shopping

C'è una grande busta gialla dove ricicliamo
giornatine addentate e poi lasciate a metà.
Sul barattolo di sugo c'è la foto del tuo capo.
Ha la faccia incazzata. Strano.
Trovi una copia di Metro.
Dentro c'è una brioche che hai lasciato a metà
perché stavi in ritardo. Ti sale di nuovo la nausea
quella che ti prende alle 7
quando butti giù il primo caffè,
ma lo stomaco è vuoto.
Ah eccola la tazzina. Di cartone.
C'è ancora un mozzicone di sigaretta.
Ti ricordi che vuoi smettere di fumare.

Poi pensi alla pausa pranzo senza nicotina.
Ti agiti e ti accendi una sigaretta.
Piuttosto mi licenzio.
Lo fai.
In mezzo a quella roba trovi un accendino.
Provi a rianimarlo.
Il fuoco ti piace, vuoi bruciare tutto.
Poi ci ripensi, vuoi un giudizio universale.
A sinistra fai un mucchio di roba nauseante, gli dai fuoco.
A destra lasci un sacchetto di cose.
Sbirciando fra quegli oggetti smarritti passi in rassegna le tue ultime settimane.
Decidi che in fondo non è tutto da buttare.
Sei un tipo parsimonioso, tu.
(Sei un tipo esigente, tu)
Ma ora le dispense della tua vita sono vuote.
Bisogna fare acquisti.


Cazzo, era ora.

11 febbraio 2008

8 febbraio 2008

..dove sei?..


Ho provato a quali altezze ti porta il senso di onnipotenza.
Ho visto da lassù le comiche avventure umane sgranocchiando pezzi di cielo.
Ho tracciato un percorso celeste, irto di propositi.
E ho viaggiato a lungo, infagottato di ambizioni.
Ma ho sentito freddo lassù.
Ho pianto, lassù.
E ogni tanto, mi sono sentito solo.
E nemmeno una volta, ho amato.

3 febbraio 2008

Tempi perfecti

Tempi trascorsi.
Gridiamo alla perfezione per non sentirci delusi. Ma tra i vari plestocene e medioevi della nostra vita, si insinuano quei vaghi paesaggi temporali dove il tuo andare è uniforme, l'orizzonte è definito e lontano, la compagnia è stabile e il sole è allo zenit, a qualunque ora del giorno. Così che fai fatica a distinguere i giorni, a ricordare quali libri leggevi, quali posti frequentavi, quali cose ti facevano innervosire, quali persone ti rimanevano nel cuore. Uscire da questi varchi temporali è impresa da poco, è una forma un pò più dolorosa di quell'istinto ancestrale che ci fa alzare dal letto dopo un lungo riposo. Ti giri, ti alzi. Nient'altro. A volte temporeggi, a volte non hai le forze, a volte ti devono trascinare. Ma alla fine ti alzi. Così, quando è la tua vita a dormire, bisogna girarsi, alzarsi, sbattere la testa alla porta, fare tutte quelle cose odiose delle prime ore della mattina, quando ti senti orribile allo specchio e vorresti vomitare di fronte al caffelatte tiepido che dovrai ingurgitare davanti alla tivvù.
Ma sai una cosa: in fin dei conti, è solo un caffelatte. Al bar un cappuccino ti costa un pò di più, ma esci con la schiumetta sui baffi. E poi la tivvù la puoi lasciare spenta, prima di andare al bar passi all'edicola e ti compri il giornale. O Topolino. O ti chiudi con l'iPod. Pensa un pò, se la sera prima sintonizzi 5 minuti in più il tuo cervello, potresti lasciarla aperta quella porta così non ci sbatti. Quanto allo specchio, evitalo. E prima di uscire, rilassati, fumati quella maledetta sigaretta seduto su una sedia, a casa, e non mentre cammini come una furia prendendo a zainate la gente. Pensa quanti punti-stress ti eviti con tutto questo.


Ma allora perché svegliare una vita dovrebbe essere più complicato?


Infatti non lo è. E le ricette? più o meno le stesse. Solo che al posto del caffelatte c'è un bibitone giallastro dove ci galleggiano tutti i tuoi impegni e tutta le gente che devi incontrare. Anche quello lo fanno al bar (perché se paghi, allora hai, sempre). Ma se la mattina ti svegli un pò prima, ti rimbocchi le maniche e invece di buttare tutta quella roba nella tazza, la versi piano piano, facendola amalgamare un pò alla volta, forse quel bibitone avrà un aspetto un pò più sano.


E sarà così buono che non potrai farne a meno.